Molte persone assumono canapa e prodotti ricchi in CBD totalmente privi di THC. Tuttavia, esiste una remota possibilità che alcuni derivati della canapa non psicoattivi contengano minime tracce di THC. Aumentando le dosi di CBD ed usando sempre più prodotti con canapa, è lecito domandarsi se l’uso di CBD possa dare positivo in un test antidroga.

Il settore del CBD è cresciuto esponenzialmente in questi ultimi anni e, oggi, questo cannabinoide è accettato dalla nostra società come un composto legale e privo di effetti psicoattivi, pur essendo estratto dalla pianta di Cannabis. Il fiorente mercato del CBD offre i prodotti più diversi, dai vaporizzatori a penna agli oli e tinture, passando per balsami e pomate per la pelle. I consumatori fanno uso di CBD per diversi motivi: come integratore alimentare dagli effetti benefici o come farmaco naturale con cui trattare i sintomi di diverse malattie.

Ciò che in molti si chiedono è: “Se faccio uso di CBD potrei risultare positivo ad un test antidroga sulla Cannabis realizzato sul posto di lavoro?”. Una domanda più che lecita! Se ci fermassimo ad osservare più da vicino la struttura molecolare dei cannabinoidi CBD e THC ci accorgeremmo che sono piuttosto simili.

TEST ANTIDROGA SUL LAVORO

Bisogna essere sfortunati, ma in alcuni posti di lavoro si devono rispettare politiche interne dove i dipendenti sono sottoposti, senza preavviso, a test antidroga, inclusi quelli sulla Cannabis. Un’azienda potrebbe chiedervi di sottoporvi ad un test già al momento del colloquio o a cicli annuali, a seconda dell’azienda e del posto di lavoro. Esistono diversi modi per verificare la presenza di Cannabis nell’organismo umano, dalle analisi del capello a quelle delle urine e saliva.

IL CBD È RINTRACCIABILE IN UN TEST?

I test antidroga sul lavoro vengono normalmente realizzati sulle urine, per verificare la presenza di THC psicoattivo e del suo principale metabolita, l’11-nor-delta-9-carbossi-THC (THC-COOH).

Ciò significa che il CBD non viene preso nemmeno in considerazione nelle analisi. I vostri datori di lavoro non hanno alcun motivo per non approvare l’uso di CBD, in quanto privo di qualsiasi effetto psicoattivo. Tuttavia, il fatto che il CBD venga estratto dalle piante di Cannabis suscita ancora perplessità nel mondo del lavoro.

Negli Stati Uniti, molte aziende seguono le linee guida proposte dal Substance Abuse and Mental Health Services Administration (SAMHSA) per procedere con i test. Secondo queste tabelle, i valori di THC nelle urine non devono superare 50ng/mL. Se un test delle urine dovesse risultare positivo, allora si procederà ad un’ulteriore controprova di cromatografia a gas/spettrometria di massa dove il metabolita del THC, il THC-COOH, non dovrà superare i 15ng/mL.

DOSI ELEVATE DI CBD POTREBBERO DARE FALSI POSITIVI

Quando si tratta di cannabinoidi non psicoattivi, i test delle urine non dovrebbero risultare positivi ai composti della Cannabis. Tuttavia, le persone che fanno uso di CBD in dosi particolarmente elevate per trattare determinate patologie, o semplicemente perché ne hanno bisogno, potrebbero accumulare piccole concentrazioni di metaboliti nelle urine. Nonostante ciò, una più accurata analisi mediante gascromatografia-spettrometria di massa svelerebbe l’errore.

LE POSSIBILI “CONTAMINAZIONI” DA THC

Vale la pena notare che il CBD è pur sempre un composto estratto dalle piante di Cannabis sativa, una specie vegetale che, per natura, produce il cannabinoide THC. Pertanto, se il vostro prodotto con CBD fosse anche estratto da piante di canapa industriale potrebbe contenere comunque tracce di THC.

Secondo un articolo scientifico intitolato “Valutare l’impatto del consumo alimentare della canapa in test antidroga sul posto di lavoro” e pubblicato sulla rivista Journal of Analytical Toxicology, i prodotti alimentari contenenti semi o olio di canapa possono rilasciare nell’organismo umano piccole concentrazioni di THC. Tra questi troviamo molti dei prodotti con CBD più venduti sul mercato.

LA CANAPA E IL SUO GRADO DI POSITIVITÀ AI TEST

Gli autori dell’articolo affermano che: “La presenza del delta9-tetraidrocannabinolo (THC) in questi prodotti alimentari ha suscitato preoccupazione per l’impatto che potrebbe avere in un test antidroga condotto sul posto di lavoro. Studi precedenti hanno dimostrato che l’ingestione di alimenti a base di canapa può causare falsi positivi, che potrebbero essere facilmente rintracciati in campioni di urine”.

L’obiettivo dello studio fu quello di determinare le concentrazioni di THC e THC-COOH presenti nell’urina dopo un periodo di assunzione giornaliera di olio di canapa. Valori simili furono rilevati anche dopo l’ingestione di prodotti di semi di canapa comunemente venduti in commercio.

Durante dieci giorni, quindici persone furono invitate a consumare oli contenenti da 0,09mg a 0,6mg di THC. I loro campioni di urine furono successivamente analizzati con la tecnica del dosaggio radioimmunologico per verificare le eventuali tracce di cannabinoidi e, in un secondo momento, confermate usando le analisi di gascromatografia-spettrometria di massa.

I RISULTATI

Secondo quanto riportato, nessuno dei soggetti che aveva ingerito 0,45mg di THC risultò positivo al limite prestabilito dei 50ng/mL. Tuttavia, il campione di un partecipante che ingerì una dose di THC da 0,6mg risultò positivo ai test. È interessante notare che l’assunzione di 0,6mg di THC ogni giorno corrisponde all’ingestione di 125ml di olio di canapa e di appena 300g di semi di canapa.

CONCLUSIONI

I risultati di questa ricerca suggeriscono che il consumo di grandi quantità di canapa potrebbe dare falsi positivi in alcuni test antidroga. L’unico modo per assicurarsi di non risultare positivo ad un test condotto sul posto di lavoro è quello di controllare le quantità di prodotti a base di canapa che si stanno usando, almeno prima di un nuovo colloquio o in vista di un’analisi sul posto di lavoro. Cercate sempre di verificare i componenti dei prodotti che usate ogni giorno, verificando le effettive quantità di CBD e THC.

THC e THC-COOH sono noti per essere facilmente rintracciabili nei test antidroga, anche dopo diversi giorni dall’ultima assunzione di Cannabis (dai 4 ai 12 giorni). Ovviamente, i tempi possono variare a seconda del peso corporeo, del metabolismo, delle quantità di marijuana consumate e della dieta. Sebbene le concentrazioni di composti psicoattivi presenti nei prodotti di canapa possano sembrare irrilevanti, è un argomento che dovreste prendere in seria considerazione se sapete di dover superare un test antidroga.